Implantologia Osteointegrata
Cos’è l’Implantologia?
L’implantologia è quella branca dell’odontoiatria che si occupa di sostituire i denti mancanti con radici in Titanio ancorate nell’osso che possono sostenere denti singoli, gruppi di denti o possono anche fungere da supporto per una protesi completa. L’utilizzo della soluzione implantare permette inoltre di conservare integri i denti vicini allo spazio da colmare, poiché la protesizzazione degli impianti non richiede la preparazione dei denti naturali adiacenti.
Quella dell’implantologia dentale è una tecnica che ha avuto un grande sviluppo negli ultimi anni e che è destinata a svilupparsi ancora ulteriormente; contrariamente a quello che si potrebbe pensare l’implantologia dentale non nasce con la modernità ma esiste da tempi antichissimi, sono numerosi (ad esempio) i reperti archeologici che testimoniano come sin dall’antichità si tentasse di sostituire i denti con delle specie di protesi. Ovviamente l’implantologia dentale diffusa in antichità non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella di oggi, tuttavia è comunque interessante constatare come la salute dei denti fosse tenuta in grande considerazione già in epoca antica anche a fronte del fatto che, come oggi sappiamo bene, un cattivo stato di salute dei denti tende a ripercuotersi negativamente su tutto il nostro organismo.
Avere denti sani è importante per una corretta masticazione e fonazione. La mancanza di denti può rivelarsi un aspetto molto negativo, in grado di rendere difficile la masticazione, condizionando l’alimentazione, fino a complicare la vita di relazione quotidiana.
Tecniche, metodologie e materiali per implantologia dentale
Iniziamo col dire subito che un impianto dentale si compone essenzialmente di due parti, la vite (impiantata nell’osso) e il moncone (anche chiamato pilastro) che è la struttura innestata sulla vite e alla quale si “aggancia” il dente artificiale (in pratica la protesi, chiamata in gergo “corona”); i materiali più comunemente impiegati sono diversi per ognuna di queste parti, per la vite viene sempre impiegato il titanio (un metallo caratterizzato da una grande biocompatibilità) mentre per il moncone si può ricorrere anche allo zirconio. Per quanto riguarda la corona (in pratica la “protesi dentale” che si innesta sul moncone) c’è invece una maggiore disponibilità di materiali e si può quindi scegliere tra ceramica, un misto di metallo e ceramica, o metallo composito (le corone di questo tipo sono rivestite internamente di metallo ed esternamente di una resina bianca). In termini procedurali, poi, è possibile distinguere tra due principali e differenti metodologie, l’implantologia dentale a carico immediato (anche chiamata implantologia a un tempo o a una fase) e quella a carico differito (implantologia in due fasi o due tempi), entrambe verranno approfondite in seguito.
Flapless: che cos’è l’implantologia transmucosa
L’implantologia transmucosa è una tecnica che permette di installare gli impianti dentali senza dover intervenire chirurgicamente sul lembo mucoperiosteo; per questo motivo gli inglesi chiamano questa tecnica Flapless (senza lembo). Questo tipo di tecnica esiste ormai da diversi anni, tuttavia in passato presentava forti criticità dal momento che non esistevano strumenti adeguati per valutare in maniera accurata e precisa le condizioni dell’osso su cui, appunto, s’innesta l’impianto dentale.
Vantaggi, svantaggi e limiti dell’implantologia transmucosa
Tra i vantaggi dell’implantologia transmucosa abbiamo la scarsa invasività, il fatto che si tratti di una tecnica praticamente indolore per il paziente, con un sanguinamento quasi nullo e tempi di guarigione dei tessuti molto più rapidi. L’implantologia transmucosa, inoltre, non richiede alcun tipo di sutura e consente un ritorno quasi immediato alla normalità dopo l’intervento. Come abbiamo potuto vedere i vantaggi di questa tecnica sono molteplici, tuttavia l’implantologia transmucosa non è una tecnica adatta a tutti i pazienti dal momento che per poter essere praticata è necessario che sussistano una serie di precise condizioni anatomiche che consentano al dentista di poter operare correttamente; questo limite può essere aggirato ma, in questo caso, molti dei vantaggi appena elencati precedentemente verrebbero a mancare. La cosa migliore da fare se si deve valutare la possibilità di ricorrere all’implantologia transmucosa è quella di affidarsi a uno specialista in Implantologia che, senza dubbio, è la persona più indicata a decidere se questo tipo di tecnica sia adatta, oppure no.
Implantologia a carico immediato e differito.
L’implantologia a carico immediato è una tecnica che consiste nell’impiantare contemporaneamente sia l’impianto che la relativa corona dentale; il carico immediato può essere eseguito sia con implantologia tradizionale che con la tecnica transmucosa (di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente), normalmente la nostra clinica si orienta verso una delle due soluzioni in base alle peculiarità del singolo paziente. Anche se si parla di implantologia a carico immediato le corone innestate in prima istanza sono comunque di tipo provvisorio e sono necessari, mediamente tra i tre e i sei mesi di tempo prima di poter impiantare la corona definitiva; con questa procedura, però, non occorrerà incidere nuovamente la gengiva per innestare il moncone (come invece avviene nell’implantologia a carico differito che avremo modo di illustrare nel prossimo paragrafo) sulla vite e questo fa capire bene quale sia il principale vantaggio di questa tecnica ovvero tempistiche estremamente più rapide e maggiore confort del paziente.
Controindicazioni dell’implantologia a carico immediato
Anche se l’implantologia a carico immediato presenta innegabili vantaggi per i pazienti, questo tipo di intervento non è però adatto a tutti, per prima cosa devono infatti sussistere particolari caratteristiche anatomiche per potervi ricorrere e, soprattutto, non deve mai essere eseguito in pazienti che abbiano problemi di malocclusione o bruxismo dato che l’impianto deve far fronte praticamente da subito ai carichi funzionali che fisiologicamente sollecitano i denti.
Che cos’è l’implantologia a carico differito
L’implantologia a carico differito viene anche chiamata implantologia a due fasi proprio perché l’innesto dell’impianto avviene in due momenti differenti tra i quali deve intercorrere una finestra di tempo che va da un minimo di 3/4 mesi a un massimo di 5/6; nel primo intervento, dopo aver inciso la gengiva, si procede ad innestare la vite (che può essere coperta dalla gengiva ma anche fuoriuscirne leggermente) e quindi sutura l’incisione. Al primo intervento deve seguire, come accennato poco sopra, un periodo di tempo che va dai 3 ai 6 mesi per consentire l’osteointegrazione della vite (durante questo periodo di tempo la vite in pratica si fonde con l’osso), solo successivamente l’implantologo potrà incidere nuovamente la gengiva per innestare il moncone (o pilastro) su cui successivamente si potrà ancorare la corona dentale scelta. Come chiunque può intuire, quindi, si tratta di un metodo molto più invasivo rispetto all’implantologia a carico immediato che abbiamo illustrato nel paragrafo precedente.
Implantologia dentale: quando il carico differito è preferibile a quello immediato
Anche se l’implantologia a carico immediato sarebbe sulla carta l’opzione più vantaggiosa per il paziente non sempre la porzione d’osso su cui si va ad operare garantisce la necessaria stabilità dell’impianto; se gli esami preliminari all’intervento mostrassero che non è possibile garantire all’impianto la necessaria stabilità il ricorso al carico differito si renderebbe nella maggior parte dei casi inevitabile dal momento che occorrerebbe dare il tempo all’osso di “legarsi” alla vite (osteointegrazione) garantendo così la necessaria stabilità. Per completezza d’informazione precisiamo che sarebbe comunque possibile ricorrere al carico immediato usando il metodo dell’incremento del volume osseo o ricorrendo a viti di minor ingombro, tuttavia secondo la nostra decennale esperienza (nonché l’orientamento della più accreditata dottrina odontoiatrica) si continua il più delle volte a orientarsi verso l’implantologia a carico differito che sembra ancora oggi offrire maggiori garanzie ai pazienti.
L’implatologia guidata
Da ultimo introduciamo anche il concetto di implantologia guidata la quale permette un nuovo approccio all’implantologia enfatizzando la precisione del processo chirurgico e la prevedibilità dei risultati del trattamento, offrendo molti vantaggi ai pazienti che hanno paura del dolore.
La tecnica garantisce una maggiore prevedibilità del trattamento, con assoluta minore invasività, minor sanguinamento, e tempi di ripresa post-operatori molto più ristretti.
L’intervento è progettato al computer, mediante un software 3D dopo l’esecuzione di una TAC delle ossa mascellari, utilizzando una mascherina radiologica che verrà trasformata in mascherina chirurgica la quale garantirà un inserimento dell’impianto dentale preciso e guidato.
Gli impianti possono essere pianificati e posizionati per tutte le indicazioni, da elementi singoli a casi di edentulia totale. E’ inoltre possibile, quando la densità dell’osso lo permette, mettere un provvisorio fisso immediatamente dopo l’esecuzione dell’intervento (carico immediato)
L’impianto dentale sostituisce i denti mancanti.
Si ricorre all’opzione degli impianti nei casi in cui degli elementi dentali siano mancanti in arcata per pregresse estrazioni, avulsioni traumatiche, agenesie, fratture, etc. E’ importante sapere che denti profondamente cariati, in pulpite, necrotici, precedentemente devitalizzati, con danni parodontali anche gravi, possono essere assolutamente curati e salvati anche nei casi che sembrano più gravi. I vantaggi offerti dalla cura di un dente naturale sono notevolmente maggiori rispetto a quelli di un impianto.
La clinica fornisce a ogni paziente una certificazione di originalità degli impianti utilizzati e delle componentistiche protesiche, affinché il paziente possa ricevere assistenza in qualunque parte del mondo in caso di necessità. Il “Passaporto Implantare” è rilasciato a ogni paziente dopo l’intervento, indicando le componentistiche utilizzate al fine di consentirne l’identificazione in modo univoco. In caso di necessità il paziente, se impossibilitato a contattare il proprio odontoiatra, potrà esibire il “Passaporto Implantare” presso qualsiasi odontoiatra nel mondo che, identificando la componentistica usata, potrà intervenire nel modo più adeguato.
Quanto dura un impianto dentale
Anche se l’intervento è riuscito alla perfezione, la durata di un impianto dentale non può essere per sempre.
È stato stimato che l’impianto ha una vita media che va dai 10 ai 15 anni in oltre il 95% dei casi, tempo dopo il quale dovrebbe essere sostituito, ma è anche vero che hanno la longevità maggiore di tutti i dispositivi medici impiantabili.
La longevità dipende dal singolo caso clinico e lo specialista sarà in grado di informare sui fattori di rischio. Alcune componenti implantari e protesiche possono richiedere la sostituzione a causa di usura e sollecitazioni meccaniche, ma spesso si tratta di una semplice sostituzione meccanica.
Per raggiungere i migliori risultati di conservazione degli impianti il paziente deve impegnarsi in una costante e corretta igiene orale domiciliare. A questa vanno aggiunte periodiche sedute di pulizia dei denti professionale per rimuovere in modo efficace i residui di placca e tartaro che con il tempo tendono a depositarsi sui denti.
Impianto dentale: come e perché si può perdere?
Spesso non è facile identificare con precisione le ragioni della perdita di un impianto dentale.
Informiamo il paziente che intende affidarsi all’implantologia dentale che l’evenienza, malaugurata, della perdita di un impianto è purtroppo un evento di proporzioni non trascurabili.
Analizziamo le possibili cause della perdita di un impianto dentale, ma chiariamo subito il primo dubbio che può sorgere a chi si avvicina al concetto di Implantologia dentale.
La prima domanda che solitamente il paziente ci rivolge quando si affronta l’argomento è:
Posso perdere un impianto per problemi di rigetto? Assolutamente no!
Rigetto: reazione immunitaria contro un tessuto trapiantato che ha come conseguenza la mancata sopravvivenza del tessuto stesso. Il termine “tessuto” in questo caso va inteso come qualcosa che il nostro sistema immunitario riconosce come estraneo. Può essere un tessuto, oppure un organo, ma anche un materiale inorganico (come ad esempio, nel nostro caso, una vite di titanio), in tal caso è bene spiegare che il titanio è un metallo che non viene riconosciuto come estraneo dal nostro sistema immunitario, è bio-inerte e stabilisce con l’osso una connessione diretta che è alla base dell’osteointegrazione, difatti, proprio per la sua biocompatibilità è utilizzato in altre branche chirurgiche della medicina come l’ortopedia, la neurochirurgia e la chirurgia maxillo-facciale.
Da ultimo vi è da evidenziare che non è mai stata descritta in letteratura nessuna reazione avversa né di natura allergica né tanto meno di rigetto di protesi in titanio.
Quali sono dunque le maggiori cause della perdita di un impianto?
La più frequente è sicuramente attribuibile ad un infezione batterica che colpisce i tessuti che supportano l’impianto (si parla in questo caso di perimplantite.
Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre più frequentemente in campo odontoiatrico questa patologia. Le cause, anche se vengono quasi sempre riferite ad un’infezione batterica intorno agli impianti, non sono ancora tutte completamente chiare. Dalla nostra esperienza pluriennale, abbiamo comunque notato che alcuni tipi di impianti ed alcune tecniche chirurgiche (tipo rigenerazione ossea guidata e chirurgie implantari invasive senza rispetto biologico dei tessuti gengivali) sono più frequentemente associate a questo tipo di patologia. La perimplantite, agendo in modo similare alla parodontite, provoca riassorbimento osseo attorno agli impianti causandone inevitabilmente la perdita.
(Attenzione: l’infezione batterica non ha nulla ha a che fare con il fenomeno del rigetto).
Questa patologia si può prevenire:
Elenchiamo infine altre cause della perdita di un impianto :
Pertanto, visto che la perdita di un impianto dentale è purtroppo un’eventualità che deve essere considerata e prevista nell’ambito di tutti gli interventi di riabilitazione attraverso l’implantologia dentale. Per ridurre al minimo il rischio di incorrere in futuro nella perdita di uno o più impianti il paziente può prendere qualche precauzione prima e dopo l’intervento di implantologia:
Come osservato in precedenza la perimplantite è una delle maggiori cause di perdita dell’impianto, fino ad oggi la tecnica chirurgica più comune per trattare la perimplantite è stato il classico approccio a lembo a cielo aperto, con o senza innesti ossei, associato ad una terapia antibiotica. Tuttavia questo protocollo si è rivelato, in molti casi, inefficace nella risoluzione della patologia.
Incoraggianti risultati sono stati invece registrati grazie all’utilizzo del laser che, decontaminando in maniera più completa l’area infetta, ha dimostrato spesso di essere in grado di preservare l’impianto dentale evitando così di doverlo rimuovere. La laser-terapia nella perimplantite, essendo una tecnica proposta di recente, sull’onda dei buoni risultati ottenuti nella parondotite, manca tuttavia di studi a lungo termine.
Allorché l’impianto dentale sia stato irrimediabilmente compromesso dall’infezione, oggi la soluzione migliore è quella di rimuoverlo e sostituirlo. La rimozione e la sostituzione degli impianti affetti da perimplantite, è un intervento non sempre di facile esecuzione e i risultati dipendono molto dall’abilità del chirurgo implantologo. Sovente il chirurgo si trova a gestire, per l’inserimento di nuovi impianti, quantità di osso alquanto limitate dovute al considerevole riassorbimento causato dall’infezione.
Oggi, comunque, la tecnologia mette a disposizione nuovi strumenti sempre più evoluti per aiutare il chirurgo implantologo nel suo lavoro. Nel caso della rimozione degli impianti dentali nella nostra Clinica ci si avvale di strumenti all’avanguardia che consentono di svitare con facilità l’impianto dentale affetto da perimplantite senza danneggiare l’osso circostante. In questo modo è possibile inserire, dopo avere opportunamente e completamente bonificato il sito implantare, un nuovo impianto dentale nello stesso sito.
Vorremmo sottolineare infine come in tutti gli interventi di implantologia effettuati nella nostra Clinica, la protesi con cui riabilitiamo il paziente, è sempre avvitata e mai cementata. Questo è indubbiamente un’enorme vantaggio nei casi di perimplantite in quanto si può accedere molto facilmente all’impianto dentale compromesso, rimuoverlo e sostituirlo con uno nuovo. Il tutto senza danneggiare in alcun modo la riabilitazione protesica